Il sottosegretario alla Cultura dimesso a causa di restrizioni sulle conferenze retribuite
Il sottosegretario alla Cultura Vittorio Sgarbi ha rassegnato le dimissioni a seguito della decisione dell’Antitrust di vietargli di tenere conferenze e spettacoli retribuiti. La notizia è stata discussa durante la trasmissione televisiva “Otto e mezzo”, condotta da Lilli Gruber su La7.
Durante la puntata, Massimo Cacciari ha dichiarato di non essere entusiasta dell’argomento, ma di non vedere nulla di male nel fatto che un pubblico amministratore si dedichi a un argomento di interesse personale durante il proprio incarico. Ha sottolineato che se un politico fa una conferenza invitato e riceve un compenso dichiarato, non vede qual è il problema.
Cacciari ha inoltre affermato che la situazione sarebbe diversa se un sindaco si facesse pagare per partecipare a un evento pubblico nel proprio comune o altrove, poiché ciò rientrerebbe nelle sue funzioni.
Marco Travaglio, direttore del Fatto, ha aggiunto che di solito sono gli ex politici a fare conferenze retribuite, con alcune eccezioni come Matteo Renzi. Ha citato la norma che stabilisce i limiti e le condizioni delle cariche di governo nel svolgimento del proprio incarico, sottolineando che Sgarbi deve rispettarla.
Cacciari ha reagito chiedendo se tale norma sia davvero sensata e definendo il provvedimento una caratteristica delle “norme tipiche italiane”. Ha inoltre ribadito che se un sottosegretario si interessa di Platone e tiene una conferenza su di lui, non vede quale conflitto di interessi ci possa essere se sta servendo il proprio paese.
Con questa decisione e le reazioni suscitate, si apre un dibattito sulle regole riguardanti le conferenze retribuite dei politici, evidenziando diversi punti di vista sulla questione.
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