La fine del glorioso Servizio sanitario nazionale
Ogni anno, nel periodo novembre/marzo, si verifica un affollamento dei DEA (Dipartimenti di emergenza e accettazione) con pazienti che rimangono per giorni sulle barelle senza distanza tra di loro. Questa situazione è il risultato dell’azione tardiva e inefficace delle ASL (Aziende sanitarie locali) e delle Regioni nel gestire l’emergenza influenzale e parainfluenzale.
Uno dei fattori che contribuisce a questo disagio sanitario pre-annunciato è il progressivo invecchiamento della popolazione italiana e la conseguente riduzione dei posti letto ospedalieri disponibili. Nel 1980, gli over 65 erano il 13,1% della popolazione, mentre nel 2020 sono arrivati al 24%. Inoltre, negli ultimi anni, l’Italia ha ridotto progressivamente i posti letto ospedalieri, anche rispetto ad altri paesi europei come la Germania.
La situazione in Piemonte non è diversa, con la mancanza di medici di famiglia e di personale infermieristico per le cure domiciliari. Questo porta i cittadini a doversi spostare per accedere alle prestazioni sanitarie, causando costi elevati e disagi, soprattutto per gli anziani.
La trasformazione del sistema sanitario in Italia ha portato alla nascita di “discount della sanità”, dove i lavoratori sono precari e sottopagati e i servizi sono spesso di scarsa qualità. Questo ha portato a una situazione in cui i cittadini devono pagare per servizi che dovrebbero essere gratuiti e si prevede che la situazione continui a peggiorare, con un ritorno alle lunghe liste d’attesa.
È necessaria una seria protesta da parte dei medici e degli infermieri, insieme ai cittadini, per cambiare questa situazione. Si auspica che chi ha il potere di cambiarla prenda coscienza dell’inerzia e dell’accettazione passiva da parte dei cittadini.