L’eccessivo consumo di cibo spazzatura in Italia è stato messo in luce di recente da un articolo del Guardian. Secondo il report, i cibi ultralavorati, anche noti come ultraprocessed foods, stanno diventando sempre più presenti nelle nostre diete, con conseguenze negative sulla nostra salute.
Questi cibi ultralavorati sono prodotti da grandi compagnie e contengono ingredienti che non si trovano comunemente nelle nostre cucine casalinghe, come conservanti, stabilizzanti, coloranti ed altri additivi artificiali. Tra gli esempi più comuni di questi prodotti si possono citare gli snack confezionati, le minestre in sacchetti, il pane preconfezionato, i cereali per la colazione, le carni conservate e le bevande zuccherate.
In diversi studi epidemiologici è stato dimostrato che un’alimentazione ad alto consumo di questi cibi aumenta il rischio di obesità, ipertensione, diabete, malattie intestinali, demenza e persino alcuni tipi di cancro. Inoltre, è stato rilevato che le persone che consumano frequentemente questi prodotti ultralavorati hanno avuto una mortalità più alta da Covid-19.
Attualmente, questi cibi rappresentano circa un terzo delle calorie consumate in Italia, ma in alcuni paesi come Regno Unito e Nord America, superano già il 50%. Ciò rappresenta una preoccupante tendenza che richiede l’adozione di misure adeguate.
Tuttavia, chi cerca di evitare questi cibi si trova spesso di fronte a diverse sfide, come la difficoltà di resistere al marketing di questi prodotti, la mancanza di alternative salutari facilmente accessibili e la pressione sociale per conformarsi alle abitudini alimentari degli altri.
Nonostante ciò, numerose persone stanno cercando di cambiare le proprie abitudini alimentari, informandosi e organizzandosi. Alcune soluzioni includono la partecipazione a corsi di cucina naturale, frequentare mercatini di prodotti biologici e coltivare il proprio orto. Inoltre, esistono anche movimenti di economia solidale che promuovono la condivisione e il benessere comune al di fuori del consumismo.
La lotta contro il consumo eccessivo di cibo spazzatura richiede un impegno collettivo, non solo da parte dei singoli individui ma anche da parte delle istituzioni. È importantissimo promuovere una maggiore consapevolezza sui rischi associati a questi cibi ultralavorati e fornire alternative salutari e accessibili a tutti. Solo così potremo sperare di invertire questa tendenza e preservare la nostra salute.
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