Un 18enne ha testimoniato in aula nel caso del delitto di Saman Abbas, la ragazza italo-pachistana di 18 anni scomparsa nel mese di aprile. Durante la sua deposizione, il ragazzo ha accusato la sua famiglia islamica di aver ucciso Saman per non aver accettato le sue libertà individuali.
Secondo quanto riferito dal giovane, suo padre lo minacciava di mostrare le chat di Saman con il suo fidanzato che aveva registrato. Temendo le conseguenze di tali rivelazioni, il ragazzo ha raccontato bugie su ordine di suo padre, considerato una figura autoritaria a cui temeva.
Durante una riunione familiare in cui erano presenti il padre, lo zio, Noman e altre persone, si è parlato di “scavare”, alimentando i sospetti sul destino di Saman. Il ragazzo, sentendosi in pericolo e non sapendo più come proteggersi, ha deciso di informare i carabinieri, indicando il luogo in cui Saman potrebbe essere seppellita.
Durante l’udienza, l’18enne ha pianto e ha risposto alle domande della corte, dimostrando un grande coraggio nel rendere testimonianza a favore di Saman. Secondo il ragazzo, Noman gli avrebbe riferito che Saman era stata seppellita e avrebbe chiesto aiuto allo zio Danish per nascondere il corpo.
Intanto, il fratello di Saman è stato fermato durante un controllo mentre cercava di lasciare la città di Imperia in compagnia dello zio. Tale evento ha sollevato ulteriori sospetti sul coinvolgimento della famiglia nel delitto.
Il giovane non aveva riferito dei precedenti interrogatori perché, in realtà, non sapeva esattamente dove fosse stata sepolta Saman e aveva paura che suo padre scoprisse le sue eventuali rivelazioni. Oggi, finalmente, il coraggio di quest’adolescente potrebbe fare luce sulla verità e portare giustizia per Saman Abbas, la giovane vittima di un drammatico delitto.