Blitz all’alba negli ex bagni pubblici di via Esterle, occupati per sei anni. Polizia e carabinieri hanno bloccato le vie e iniziato a sgomberare gli occupanti. Gli spazi verranno utilizzati per la costruzione della prima moschea regolare di Milano. Dal 25 agosto era presente un presidio di protesta organizzato da “Ci siamo rete solidale”. Non è stata offerta alcuna soluzione abitativa alternativa agli abitanti. Nessun lavoratore con condizioni simili può permettersi una casa a Milano. A luglio è stato ceduto il diritto di superficie alla casa della comunità. Non è stata trovata una soluzione e martedì mattina ha avuto luogo lo sgombero. Al momento dell’intervento, sei persone erano sul tetto e altre 15 all’interno dello stabile. Circa una quarantina di persone trovavano rifugio lì. Una sessantina di manifestanti erano presenti in solidarietà agli occupanti.
Blitz nel cuore di Milano: questa mattina, all’alba, le forze dell’ordine hanno preso d’assalto gli ex bagni pubblici di via Esterle, occupati per ben sei anni. Il quartiere si è risvegliato con il caos e le strade bloccate, mentre polizia e carabinieri iniziavano a sgomberare gli occupanti.
La notizia del giorno riguarda però l’utilizzo futuro di questi spazi. Infatti, è stato ufficialmente annunciato che qui sorgerà la prima moschea regolare di Milano. Una decisione che ha scatenato tanto dibattito e polemiche, tra chi sostiene la necessità di luoghi di culto adeguati per la comunità musulmana e chi invece è contrario.
Già dal 25 agosto, il quartiere era sotto l’attenzione mediatica per via di un presidio di protesta organizzato da “Ci siamo rete solidale”. Un’iniziativa che ha mirato a sensibilizzare l’opinione pubblica riguardo alla situazione degli occupanti degli ex bagni pubblici di via Esterle, cui non è stata offerta alcuna soluzione abitativa alternativa.
La realtà è che a Milano, come in molte altre città italiane, trovare una casa a prezzi accessibili è ormai un’impresa impossibile per molti lavoratori con condizioni simili a quelle degli occupanti delle ex strutture. Il problema è tanto serio, che a luglio è stato ceduto il diritto di superficie alla casa della comunità per tentare di trovare una soluzione. Ma, purtroppo, non è stato trovato alcun accordo.
Martedì mattina, dunque, è avvenuto lo sgombero, senza che si riuscisse a trovare una soluzione alternativa per le persone coinvolte. Al momento dell’intervento, nelle ex strutture si trovavano sei persone sul tetto e altre 15 all’interno dello stabile. Circa quaranta persone, quindi, hanno perso il rifugio che avevano trovato in questi anni.
Proprio per questo motivo, una sessantina di manifestanti si sono radunati in solidarietà agli occupanti, cercando di far sentire la loro voce di fronte a quanto stava accadendo. Una situazione complessa e delicata, che ha messo ancora una volta in luce i gravi problemi abitativi che affliggono non solo Milano, ma l’intero paese.