Giorgia Meloni si impegna a portare l’Italia nella Terza Repubblica attraverso una riforma costituzionale. Oggi i leader dei partiti vedranno la bozza finale del disegno di legge della ministra Maria Elisabetta Casellati, che prevede l’elezione diretta del presidente del Consiglio. La riforma entrerebbe in vigore nel 2029 e preoccupa le forze di opposizione e alcuni costituzionalisti per possibili intaccamenti ai poteri del Capo dello Stato. Nel disegno di legge, il capo dello Stato conferisce l’incarico al premier eletto e mantiene il potere di nominare i ministri. Non c’è sfiducia costruttiva, ma una norma anti-ribaltone per garantire continuità alla legislatura. Il Quirinale può conferire l’incarico allo stesso premier uscente o a un altro parlamentare votato dalla stessa maggioranza in entrambe le Camere. La riforma prevede un sistema elettorale maggioritario con un premio del 55% assegnato su base nazionale. Renzi è favorevole alla riforma, mentre Conte è contrario, ritenendo che indebolisca il Parlamento. Il ministro Calderoli ha lavorato insieme a Casellati nella redazione della riforma. Questa riforma costituzionale potrebbe rappresentare un punto di svolta per l’Italia, aprendo la strada a una nuova era politica. L’obiettivo di Giorgia Meloni e del suo partito è quello di raggiungere una Terza Repubblica, diversa dalle prime due nella forma e nella struttura, ma ancorata ai principi democratici. La riforma prevede l’elezione diretta del presidente del Consiglio, che sarà scelto direttamente dai cittadini, dando loro la possibilità di esprimere la propria preferenza. Questo segna un cambiamento significativo nel sistema politico italiano, in cui prima il presidente del Consiglio veniva scelto dai partiti. La bozza finale del disegno di legge è stata presentata oggi ai leader dei partiti, causando un certo fermento e dibattito. Molti sono preoccupati che questa riforma possa indebolire i poteri del Capo dello Stato, minando così l’equilibrio tra i poteri. Tuttavia, la ministra Casellati e il suo team, tra cui il ministro Calderoli, hanno lavorato attentamente per assicurare che il presidente del Consiglio mantenga il potere di nominare i ministri, al fine di garantire stabilità e continuità nel governo. La riforma prevede anche un sistema elettorale maggioritario, che assegnerà un premio del 55% su base nazionale. Questo favorirà la formazione di governi forti e stabili, riducendo così il rischio di instabilità politica. Tuttavia, non tutti sono d’accordo su questa riforma. L’ex premier Conte ha espresso il suo dissenso, sostenendo che la riforma indebolisca il Parlamento e concentri troppi poteri nelle mani del presidente del Consiglio. D’altra parte, l’ex premier Renzi sostiene la riforma, affermando che è necessario un cambiamento per rafforzare il sistema politico italiano. Sarà interessante osservare l’evolversi del dibattito politico intorno a questa riforma costituzionale e capire se riuscirà a ottenere il necessario sostegno per diventare legge.
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