La spesa farmaceutica italiana raggiunge i 34,1 miliardi di euro nel 2022, rappresentando l’1,8% del PIL del Paese, secondo il Rapporto Nazionale sull’uso dei Farmaci. Più di sei cittadini su dieci hanno ricevuto almeno una prescrizione, mentre la spesa pro capite aumenta con l’avanzare dell’età. È interessante notare che la popolazione con più di 64 anni ha assorbito oltre il 60% delle spese e delle dosi di farmaci.
Il rapporto evidenzia che gli italiani presentano un’età media elevata e un invecchiamento accompagnato da problemi di salute. Gli ansiolitici sono i farmaci più prescritti tra gli adulti, mentre per i bambini gli antibiotici sono quelli a maggiore consumo.
La spesa media per utilizzatore nella popolazione anziana si attesta a 556 euro. Inoltre, si nota una leggera differenza di esposizione ai farmaci tra uomini e donne, con una maggiore prevalenza nel sesso femminile.
La spesa per i farmaci con ricetta al Nord e al Centro del paese risulta essere circa il 10% superiore rispetto al Sud.
Nel 2022, il 45% della popolazione pediatrica, corrispondente a quasi 4,2 milioni di bambini e adolescenti, ha ricevuto almeno una prescrizione farmaceutica. Gli antibiotici sono i farmaci più consumati nella fascia di età pediatrica, seguiti dai farmaci dell’apparato respiratorio.
I farmaci del gruppo delle benzodiazepine, come gli ansiolitici e gli ipnotici-sedativi, rappresentano la categoria con il maggior consumo, con il 17% della spesa e il 22% delle dosi giornaliere della classe C con ricetta.
Altri farmaci con una spesa superiore ai 200 milioni di euro sono quelli utilizzati nella disfunzione erettile e i contraccettivi. Nella categoria dei farmaci da automedicazione, i principi attivi più utilizzati in termini di spesa sono l’ibuprofene e il diclofenac.
Secondo Emi Bondi, presidente della Società Italiana di Psichiatria, dopo la pandemia e durante il periodo di crisi sociale e politica, si è verificato un aumento dei disturbi e delle malattie psichiche, e quindi l’aumento del consumo di benzodiazepine non sorprende. Tuttavia, Bondi sottolinea che non sempre c’è un consumo corretto da parte dei pazienti e si osserva un aumento dell’uso ricreativo o abusivo, anche tra i giovani.
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