Il governo israeliano ha accettato di concedere solamente due autocisterne al giorno, pari a 60 mila litri di gasolio, alla Striscia di Gaza, a seguito delle pressioni americane. Questa quantità è appena sufficiente per mantenere il sistema di ripulitura del sistema fognario e prevenire il diffondersi di malattie nel sud della Striscia, dove si sono ammassati oltre un milione e mezzo di sfollati. Tuttavia, l’ultradestra al governo protesta contro questa decisione, affermando che il trio al comando sta portando la nazione nella direzione sbagliata.
I leader dei coloni chiedono di partecipare alle riunioni che decidono il conflitto e di estendere all’Autorità palestinese il trattamento riservato a Gaza. La diplomazia europea e il presidente americano Joe Biden ascoltano con preoccupazione gli appelli a eliminare il presidente Abu Mazen come se fosse un nemico, mentre l’esercito israeliano entra a Jenin e gli scontri continuano in Cisgiordania.
Il ministro della Difesa promette che alcuni abitanti dei kibbutz e delle cittadine devastate potranno tornare alle loro case fra un paio di mesi. La ricostruzione di Gaza richiederà almeno 5 anni, e il premier israeliano sta già discutendo con la Casa Bianca come gestire il dopoguerra. Le truppe israeliane intensificano i bombardamenti su Khan Yunis e Rafah e hanno trovato razzi in un avamposto della Jihad Islamica. L’invasione israeliana continua, con operazioni attorno e dentro l’ospedale Al Shifa, considerato parte del quartier generale dei fondamentalisti.
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